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6 step per potenziare il Learning on the Job

È possibile imparare a fare Yoga guardando solo alcuni tutorial? La risposta può essere solo una: no!

Tutti sappiamo che qualsiasi programma di formazione, per poter realmente funzionare, deve prevedere una fase di Learning on the Job, affinché il lavoratore possa applicare quello che ha imparato in aula o attraverso i corsi online. Tuttavia, in molti casi, il Learning on the Job non è altro che un periodo di affiancamento in cui il lavoratore viene affidato ad un altro lavoratore, senza che vi siano specifici obiettivi da raggiungere ed un reale programma di apprendimento da seguire. In questo articolo, vedremo quale può essere il processo da seguire per rendere un Learning on the Job realmente utile ed efficace.

La teoria del 70:20:10 spiega come l’apprendimento formale, per quanto importante, rappresenta solo il 10% di quello che impariamo. La maggior parte dei miglioramenti delle prestazioni, circa il 70%, avviene attraverso l’esperienza sul campo; mentre il restante 20% può essere attribuito a ciò che impariamo dagli altri, ai feedback, al coaching o al mentoring.

Sappiamo bene che queste percentuali possono notevolmente variare in relazione al contesto di riferimento, ma quello che non possiamo mettere in discussione è che l’applicazione pratica è la ragione per cui facciamo formazione.

È curioso, però, vedere come questa importante fase dell’apprendimento venga spesso lasciata al caso anziché essere pianificata con la stessa attenzione con cui vengono progettati i corsi di formazione. Vediamo, dunque, quali possono essere i passaggi da svolgere per migliorare l’efficacia del Learning on the Job.

  1. Stabilire obiettivi specifici
    Nell’articolo dedicato alla Bloom’s Taxanomy abbiamo visto quanto sia importante definire ed organizzare gli obiettivi didattici. Dunque, partendo dal lavoro già fatto in fase di progettazione dei corsi, risulta abbastanza semplice definire quali attività pratiche potranno completare e consolidare il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati.
  2. Predisporre un programma formativo per il Learning on the Job
    È importante predisporre un elenco delle attività che il discente dovrà svolgere per mettere in pratica quanto appreso in aula o durante la formazione online. Il piano di apprendimento sarà una sorta di check list delle cose da fare e richiamerà in modo esplicito quanto imparato nella formazione formale. In questo modo, creeremo un chiaro collegamento tra formazione formale e attività sul campo.
  3. Fornire al discente il piano di apprendimento
    Per fare in modo che il discente riesca a completare il suo programma in modo organico, è importante che sia consapevole delle attività che dovrà svolgere. Proprio per questa ragione, è importante fornirgli una scheda che contenga un elenco puntuale delle cose da fare.
  4. Affidare al tutor compiti specifici
    Per evitare che l’attività di tutoring venga lasciata al caso o al “buon senso del padre di famiglia”, è opportuno consegnare al tutor una scheda che sia speculare al programma formativo del discente e contenga le istruzioni necessarie per fare in modo che il Learning on the Job si svolga in modo efficiente ed efficace. Ricordiamoci che il ruolo del tutor è anche quello di supportare e motivare adeguatamente la persona in affiancamento. Dunque, l’incarico dovrà essere formalizzato, per fare in modo che le responsabilità e i doveri del tutor siano chiari.
  5. Verificare i risultati
    Al termine del periodo di Learning on the Job, è importante verificare la preparazione acquisita dal learner e l’idoneità a svolgere l’attività lavorativa. Anche in questo caso, la scheda degli obiettivi didattici ci sarà molto utile per predisporre un test finale o una guida per le valutazioni del tutor.
  6. Fornire un feedback specifico
    Per far in modo che il lavoratore abbia la massima consapevolezza di quello che ha imparato e di quello su cui dovrà ancora migliorarsi, è importante formalizzare un momento di feedback in cui venga puntualmente esaminata l’attività svolta e i risultati ottenuti. Questo compito viene normalmente affidato al tutor ma, in relazione al contesto di riferimento, può essere svolto anche da altre figure.

È abbastanza importante decidere quando svolgere il Learning on the Job. La soluzione ideale sarebbe quella di dividere in due parti il periodo di pratica, cominciando con un breve periodo che preceda la formazione formale. In questo modo, il discente riuscirà a contestualizzare gli argomenti successivamente affrontati durante il corso di formazione, imparerà con maggiore facilità e sarà sicuramente più coinvolto.  Successivamente, attraverso un periodo di pratica più lungo ed impegnativo, il discente potrà “scaricare a terra” quanto imparato attraverso la formazione formale.

In ogni caso, ricordiamoci che il Learning on the Job non può sempre risolvere l’esigenza di “fare pratica”, poiché ci possono essere situazioni in cui le attività previste nel piano di apprendimento si verificano raramente nella realtà operativa o, addirittura, accadono solo in situazioni eccezionali.

Pensiamo, ad esempio, alla formazione di un pilota di aerei. Attraverso l’attività di Learning on the Job, il pilota potrà imparare le manovre ricorrenti ma non potrà certamente sperimentare situazioni estreme.

In questi casi, dunque, è importante creare simulazioni o scenari che possano aiutare il discente a sperimentare situazioni critiche ma difficilmente riscontrabili nella realtà quotidiana.

Concludiamo dicendo che la distinzione tra formazione formale e attività pratica è solamente teorica.

Se vogliamo che la nostra formazione sia veramente efficace, dobbiamo cercare di inserire la pratica all’interno dei corsi di formazione ogni volta che sarà possibile ed utile farlo. Nello stesso tempo, dovremo fare in modo che l’attività sul campo sia svolta con la consapevolezza delle basi teoriche.


Articoli correlati:

Gli obiettivi didattici come strumento di progettazione: Bloom’s Taxonomy

L’utilizzo degli scenari per migliorare l’apprendimento

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