Sbagliando si impara: l’errore come strategia di apprendimento
Le tecniche di insegnamento, molto spesso, trascurano l’importanza ricoperta dall’analisi degli errori e, dunque, dal processo di sperimentazione e feedback. L’apprendimento attraverso l’errore, come vedremo in questo articolo, può garantire risultati di gran lunga migliori rispetto ad altre tecniche di studio.
In realtà, non stiamo dicendo nulla di nuovo rispetto a quanto, ad esempio, è previsto dal modello di apprendimento di Kolb. Tale modello, come sappiamo, si basa su un ciclo di apprendimento che si sviluppa in quattro fasi: esperienza concreta, osservazione riflessiva, concettualizzazione astratta e sperimentazione attiva. In questo processo, è proprio l’errore ad essere oggetto di maggiori riflessioni. In pratica, dopo aver sperimentato un’attività, si procede ad esaminare il risultato ottenuto e si fa in modo che gli errori o le imperfezioni siano tenuti in forte considerazione per le sperimentazioni successive.
Questo tipo di processo, svolto attraverso un ciclo che si ripete più volte, porta lo studente ad imparare e migliorare le sue abilità nel tempo. Può sembrare ovvio ma, in realtà, per comprendere il valore degli errori, dobbiamo scardinare qualcosa che ci ha condizionati sin da bambini: la paura dell’errore, troppo spesso vissuto come un fallimento. L’errore è, invece, un’occasione per imparare e sperimentare strade nuove e, naturalmente, il contesto formativo è quello che meglio si presta per questo tipo di approccio.
Consideriamo anche il forte impatto emotivo dell’errore che, pur sembrando qualcosa di negativo, in realtà, favorisce le riflessioni, l’apprendimento e la memoria a lungo termine. Le cose che ci emozionano o ci colpiscono in modo forte ed evidente, infatti, sono quelle su cui ci soffermiamo di più a riflettere e che difficilmente ci sfuggono di mente.
Per valorizzare questa tecnica di insegnamento, è molto importante creare un adeguato contesto formativo in cui l’errore venga vissuto come parte fondamentale dell’apprendimento: lo studente deve esserne consapevole e deve trarre dai propri errori la motivazione per migliorare. L’errore, dunque, non deve essere vissuto con la frustrazione dell’insuccesso ma come l’inizio di un processo di apprendimento che porterà il discente a migliorare le proprie capacità.
Occorre, dunque, creare un ambiente ed una cultura in cui le persone si sentano a proprio agio nel prendere rischi e imparare dai propri errori, senza paura di giudizi o critiche. In buona sostanza, questo approccio comporta una forte riflessione personale sul concetto di “risultato negativo” o “fallimento” che deve essere riconsiderato come una preziosa opportunità di crescita professionale o personale.
Per riuscire in questo intento, occorre abbandonare la ricerca della perfezione e concentrarsi, invece, sul processo di miglioramento continuo che, inevitabilmente, deve contemplare l’errore come parte di del processo.
Favorire la diffusione di una cultura in cui l’errore viene visto come occasione di crescita può portare notevoli benefici anche in termini di miglioramento dell’organizzazione aziendale, poiché i dipendenti, saranno più propensi a segnalare errori e proporre nuove soluzioni. Infatti, mentre la paura dell’errore ci spinge a percorrere esclusivamente strade conosciute e sicure, questo tipo di approccio stimola la creatività e, dunque, favorisce la ricerca e l’innovazione.
Dal punto di vista pratico, l’adozione di una strategia di apprendimento basata sull’errore non è certamente nulla di nuovo rispetto a quanto, in modo più o meno consapevole, abbiamo già visto o sperimentato nei corsi di formazione. Come abbiamo già detto, occorre innanzitutto creare un ambiente di apprendimento in cui gli studenti si sentano a loro agio e nella condizione di poter liberamente sperimentare e sbagliare: l’errore non deve essere considerato un “incidente di percorso” ma il punto di partenza di un processo di apprendimento. Tale processo, o ciclo (a seconda dei casi), potrebbe svilupparsi in quattro fasi:
- Sperimentazione
Nei nostri articoli abbiamo sempre sottolineato la necessità di dedicare ampi spazi alle attività pratiche ed interattive. Che si tratti di simulazioni, test o casi studio, la sperimentazione è il miglior modo per imparare e ricordare quanto appreso. In un percorso di apprendimento basato sull’errore, lo studente dovrà affrontare situazioni nuove ed impegnative, per fare in modo che si crei un contesto sfidante e, nello stesso tempo, gratificante. - Feedback
Il feedback, in questo processo di apprendimento, riveste un ruolo decisamente importante: non si tratta semplicemente di dichiarare se la risposta è corretta o non corretta, ma di stimolare il discente a riflettere sull’attività svolta. Per l’apprendimento di attività complesse, possiamo costruire scenari ramificati, in cui ad ogni scelta effettuata possono corrispondere nuovi scenari e ulteriori feedback. - Riflessione
È il momento in cui possiamo inserire quella che, nei corsi tradizionali può essere considerata la “lezione frontale”. Tuttavia, in un processo di apprendimento basato sull’errore, la lezione dovrà essere impostata in modo che non vengano fornite soluzioni ma, più che altro, spunti di riflessione ai quali il discente dovrà fare riferimento quando ripeterà l’esercitazione. - Applicazione nuova soluzione
A questo punto, il discente è pronto per una nuova sperimentazione e, ovviamente, tenendo in considerazione quanto imparato dai precedenti errori, non potrà che fare meglio.
Naturalmente, in relazione alla complessità della materia da studiare, il ciclo di apprendimento sopra esposto può ripetersi più volte, fino al raggiungimento del risultato ottimale o degli obiettivi didattici. Siamo consapevoli che questo approccio richiede un impegno progettuale maggiore rispetto alla lezione tradizionale ma, come abbiamo già detto, l’efficacia di questa metodologia è fuori discussione e, per i progetti formativi più importanti, il gioco vale la candela!
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