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Come misurare l’efficacia di un percorso formativo – Parte 2

efficacia di un percorso formativo

La stesura di un test di apprendimento che consenta di misurare in modo attendibile l’efficacia di un corso richiede la stessa attenzione che dedichiamo alla progettazione del corso stesso.

Quali sono le domande da inserire nel test? Qual è il miglior modo di formularle? Come calcoliamo il tempo per il completamento del test? In che modo calcoliamo il punteggio? Qual è la soglia per il superamento del test?

Nella prima parte di questo articolo abbiamo esaminato brevemente alcuni fattori che possono determinare una misurazione più o meno attendibile delle competenze. Abbiamo, inoltre, indicato le quattro attività da svolgere per la progettazione di un test efficace.

Il primo step del processo, analogamente a quello che accade per la progettazione del corso, è l’analisi degli obiettivi di apprendimento. Se non siamo in possesso di una chiara mappatura dei macro e micro obiettivi, difficilmente potremo stabilire cosa misurare e come farlo.

Un grande aiuto nella stesura degli obiettivi di apprendimento può arrivarci dalla Tassonomia di Bloom che stabilisce una gerarchia degli obiettivi attraverso un crescente livello di difficoltà (vedi articolo “Gli obiettivi didattici come strumento di progettazione – Bloom’s Taxonomy”).

Questa classificazione è un’ottima base di partenza anche per la progettazione di un test e può essere applicata in quasi tutti i contesti lavorativi. Tuttavia, nulla ci vieta di ispirarci al metodo Bloom e personalizzare alcuni parametri in relazione alle nostre esigenze.

La classificazione di Bloom distribuisce gli obiettivi formativi su sei livelli di crescente difficoltà:

  1. Conoscenza: richiamare o ricordare informazioni utili.
  2. Comprensione: capire le informazioni
  3. Applicazione: utilizzare le informazioni per fare delle scelte o svolgere delle attività.
  4. Analisi: analizzare l’informazione, identificando le sue diverse componenti.
  5. Sintesi: creare qualcosa di nuovo assemblando le informazioni già possedute.
  6. Valutazione: presentare opinioni, giustificare decisioni e formulare giudizi sulle informazioni presentate, sulla base delle conoscenze precedentemente acquisite.

Quando gli obiettivi didattici vengono declinati in modo strutturato e chiaro, utilizzando uno schema come questo, la stesura dei contenuti e del test di valutazione dell’apprendimento poggiano su una solida base che facilita il lavoro di progettazione dell’intero apparato formativo.

Un test di apprendimento impostato con le classiche modalità (scelta multipla, vero/falso, ordina, completa, ecc.) consente di misurare il raggiungimento degli obiettivi dei primi tre livelli. Per i livelli più elevati la misurazione degli obiettivi può invece richiedere l’utilizzo di prove decisamente più complesse e articolate.

Ipotizzando che le prove del test riguardino i primi tre livelli (conoscenza, comprensione e applicazione), possiamo decidere se suddividerle in tre specifici cluster (uno per ciascun livello) oppure raggrupparle in un’unica valutazione complessiva. Dipende dall’utilizzo che vogliamo farne e da come abbiamo impostato il percorso formativo. Ad esempio, un percorso formativo impostato su più livelli di difficoltà, richiederà test intermedi per consentire l’accesso al livello successivo. 

La tipologia e la profondità delle prove da sottoporre ai learner, dunque, rispecchierà il livello delle competenze da misurare.

Ipotizzando che gli obiettivi siano stati declinati seguendo i primi tre livelli della tassonomia di Bloom, potremmo applicare il seguente schema:

  1. Conoscenza/memoria:
    Prove semplici in cui l’utente deve ricordare le informazioni esposte nel corso.
  2. Comprensione
    Prove strutturate semplici, piccoli casi o scenari che mettano il discente nella condizione di dover interpretare le nozioni apprese e riconoscere il contesto di riferimento.  
  3. Applicazione
    Prove strutturate, scenari o simulazioni che mettano l’utente nella condizione di dover fare delle scelte consapevoli che presuppongano un’approfondita conoscenza della parte teorica.

A questo punto, dovrebbe risultare abbastanza chiaro che l’elaborazione di un test di apprendimento è un lavoro più complesso rispetto alla semplice trasformazione dei contenuti in domande e risposte.

Il primo step, come abbiamo visto, è quello di creare le connessioni tra obiettivi di apprendimento e relative prove di valutazione.

Nel caso illustrato ci siamo ispirati alla tassonomia di Bloom ma, come abbiamo detto, è possibile personalizzare i livelli gerarchici in relazione al tipo di obiettivo.

Ad esempio, immaginiamo di dover erogare un corso di formazione che illustri una procedura di vendita.

Il primo livello di valutazione (conoscenza) potrebbe essere costituito da domande che richiamino le caratteristiche del prodotto. In casi come questo, anche un test vero/falso può essere appropriato.

Il secondo livello (comprensione) riguarderà il contesto in cui è opportuno proporre quel prodotto. L’utente, quindi, oltre a conoscere le caratteristiche del prodotto, dovrà riconoscere le situazioni in cui il prodotto risponde ai bisogni del cliente. Possiamo utilizzare un approccio a scelta multipla con domande che illustrano piccoli casi o scenari in cui il learner dovrà scegliere l’opzione corretta.

Il terzo livello (applicazione) avrà l’obiettivo di valutare il comportamento che il learner deve adottare di fronte a scenari più complessi. Nel nostro caso, possiamo ipotizzare scenari in cui ci si trova di fronte a clienti particolarmente informati ed esigenti.

Con questo lavoro, dunque, otterremo una mappatura delle domande e del relativo livello di difficoltà. Queste informazioni possono essere utilizzate per attribuire alle risposte esatte o sbagliate un diverso peso o punteggio, ma anche per tracciare in modo puntuale le micro competenze ed avere così importanti informazioni da utilizzare per i futuri lavori di progettazione.

Dopo aver mappato obiettivi e prove di valutazione, il successivo step prevede la stesura delle domande e delle attività da inserire nel test. Anche questo aspetto, ovviamente, non può essere trascurato e merita un approfondimento specifico che troverete nel prossimo articolo.

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