Il Microlearning è veramente così efficace?
Imparare sul posto di lavoro, a causa delle continue interruzioni, non è sempre agevole. Per questa ed altre ragioni, l’idea di frammentare i contenuti formativi in micro unità può essere un’ottima soluzione. Alcuni studi, inoltre, sembrano dimostrare che il microlearning favorisca la memorizzazione dei contenuti nel lungo termine. Ma siamo sicuri che questa strategia sia sempre la migliore?
Dipende dalle situazioni: prima di stabilire che il microlearning è la scelta che meglio si adatta al nostro progetto formativo, poniamoci alcune domande.
Il contenuto può essere frammentato?
Occorre, per prima cosa, valutare se il contenuto formativo si presta per essere frammentato senza che si perda di vista il contesto più ampio di cui fa parte.
Il microlearning, ad esempio, può essere un’ottima soluzione per imparare le lingue. È sicuramente più facile memorizzare regole o vocaboli se vengono distribuiti nel tempo, attraverso lezioni di pochi minuti, piuttosto che concentrare troppe informazioni in poche lezioni.
La stessa cosa, tuttavia, potrebbe non funzionare quando la materia da apprendere si sviluppa in una serie di concetti strettamente connessi o sequenziali.
C’è una scadenza?
Un secondo aspetto da considerare riguarda la scadenza per la fruizione dei contenuti.
Rifacendoci all’esempio precedente, è abbastanza chiaro che se l’esigenza di imparare una lingua straniera è legata ad un imminente trasferimento all’estero, la soluzione migliore non può che essere quella della “full immersion”. Dunque, una metodologia completamente opposta rispetto al microlearning.
Con quale modalità avviene la fruizione?
È importante considerare anche il mezzo di comunicazione e la modalità attraverso cui si intendono veicolare i contenuti. Le micro-lezioni, infatti, devono inserirsi in una routine quotidiana dell’utente. In caso contrario, venuto meno l’entusiasmo iniziale che lo spinge a cercare i contenuti, il learner finirebbe col trascurare l’attività formativa.
Qual è la funzione del microlearning?
La metodologia da adottare per il microlearning deve variare in relazione all’obiettivo di apprendimento.
Ad esempio, se l’obiettivo è quello di consolidare conoscenze già acquisite, è possibile erogare brevi quiz a cui far seguito con i relativi feed-back. Se, invece, vogliamo agire sui comportamenti, possiamo sottoporre piccoli case-study. Se vogliamo rafforzare la cultura aziendale, è possibile veicolare brevi video con interviste tematiche.
Cosa possiamo fare per evitare che l’utente abbandoni l’attività formativa?
Uno dei limiti del microlearning è il fatto che, col passare del tempo, l’interesse verso l’attività formativa tende a scemare. Per evitare questo problema, occorre legare alla fruizione dei contenuti un sistema incentivante o motivazionale. Una buona soluzione può essere quella di suddividere i contenuti in diversi step e creare una serie di riconoscimenti da rilasciare al completamento di ogni singolo obiettivo (ad esempio badge che attestino il livello di competenza acquisito). In alternativa, è possibile stabilire un sistema di punteggi che genera una classifica. Un’altra buona soluzione può consistere nel rilascio di piccoli gadget legati al completamento delle attività formative. Non importa il loro valore: quando si comincia una collezione, ognuno di noi vuole completarla!
Queste riflessioni non hanno l’obiettivo di mettere in discussione la validità del microlearning ma vogliono evidenziare la necessità di considerarne i limiti.
Un modo per evitare la contrapposizione tra micro e macro learning e quello di sfruttare le potenzialità di entrambi gli approcci metodologici.
Una buona soluzione può consistere nell’organizzare i contenuti, anche quando sono complessi ed articolati, in piccole unità didattiche autoconsistenti collegate tra loro ed inserite all’interno di argomenti o contesti più ampi. In questo modo l’utente potrà gestire la fruizione dei contenuti in relazione alle sue esigenze!