Come creare un programma di reskilling efficace
La rivoluzione digitale ha cambiato radicalmente il mondo del lavoro che, evolvendosi ad un ritmo frenetico, rende necessaria una continua revisione delle competenze dei lavoratori. Questa è la ragione per cui, negli ultimi anni, i temi dell’upskilling e reskilling sono diventati di attualità e le aziende stanno predisponendo impegnativi programmi di formazione. Ma, in uno scenario così delicato, occorre fare in modo che la formazione messa in campo sia veramente adeguata alla forte esigenza di aggiornamento delle competenze. In questo articolo forniremo alcuni spunti che possono essere d’aiuto per rendere più efficace un percorso di reskilling.
Per prima cosa, vediamo qual è la differenza tra reskilling e upskilling.
Il reskilling è legato all’evoluzione aziendale che crea nuovi settori, ruoli e percorsi di carriera. I dipendenti, se vogliono evitare l’obsolescenza della loro professionalità, devono acquisire una nuova serie di competenze e adattarsi al nuovo contesto. Detta in altri termini, il reskilling è il processo di riqualificazione dei dipendenti.
L’upskilling è qualcosa di concettualmente simile al reskilling ma, a differenza di quest’ultimo, non è conseguente alla creazione di nuovi ruoli e carriere ma alla necessità di arricchire le competenze necessarie per ricoprire in modo efficiente la medesima posizione lavorativa.
Considerato che la rivoluzione digitale è appena iniziata, è necessario che le aziende si attrezzino per creare una cultura del cambiamento in cui l’apprendimento e l’aggiornamento delle competenze diventino parte della routine quotidiana.
Forse è superfluo sottolineare i vantaggi offerti dai programmi di riqualificazione, ma è evidente che le aziende non possono sopravvivere con personale inadeguato. Al contrario, la presenza di personale qualificato potrà invece garantire crescita e raggiungimento dei risultati attesi.
Bisogna considerare che molti dipendenti vedono in questi repentini cambiamenti una minaccia per il loro futuro; ma proprio questa paura può rappresentare una forte motivazione ad accogliere con positività i programmi di reskilling.
Dunque, non ci resta che esaminare quali possono essere i passi da seguire per creare validi programmi di riqualificazione.
- Identificare le aree di criticità
Analizzando i punti di punti di forza e le criticità aziendali, avremo un importante riferimento da cui partire per la progettazione dei percorsi formativi. Questo tipo di approfondimento, deve coinvolgere, oltre alla Formazione, altre strutture organizzative in grado di fornirci spunti, suggerimenti, dati e prospettive future.
Questa analisi, dunque, dovrebbe portarci ad identificare i bisogni aziendali. - Stabilire obiettivi misurabili
Avendo chiare le esigenze aziendali, sarà più facile definire gli obiettivi del percorso formativo. Se l’analisi dei bisogni aziendali è stata svolta con la dovuta cura, avremo a disposizione anche le metriche che ci consentiranno, in una fase successiva, di poter misurare i risultati ottenuti. Per approfondire l’argomento, è possibile consultare il nostro articolo “Come progettare un programma formativo per migliorare i KPI aziendali”. - Coinvolgere il personale
Come sempre, senza un’attenta analisi dei bisogni formativi, rischiamo di compromettere l’intero progetto. Abbiamo già visto in altri articoli quanto possa essere utile, forse indispensabile, coinvolgere tutti gli attori interessati attraverso interviste, sondaggi, focus group o assessment. In un progetto dei reskilling, questa attività è più importante che mai, poiché i partecipanti devono essere fortemente motivati e contribuire attivamente al successo dell’iniziativa. Quindi, approfittiamo di questi confronti per identificare le soluzioni ottimali che consentano ai lavoratori di affrontare efficacemente un percorso così impegnativo.
A questo proposito, consigliamo la lettura del nostro articolo “L’ecosistema di apprendimento: una strategia per migliorare le performance”. - Guardare all’esterno
Rispetto ad un normale piano formativo, in cui le persone presenti in azienda hanno la consapevolezza di ciò che può servire per migliorare le proprie prestazioni e competenze, nel caso del reskilling è importante guardare all’esterno; sia per cercare di capire tendenze e previsioni del settore, sia per trovare specialisti o consulenti che possano aiutarci a progettare i contenuti. - Sfruttare tutti gli strumenti a disposizione
Un percorso di reskilling non può essere gestito attraverso una sola modalità didattica. Per ogni obiettivo e per ogni fase del percorso dovremo utilizzare gli strumenti più idonei. Ad esempio, possiamo lanciare il programma attraverso un evento online, trasmettere le conoscenze di base mediante i corsi online, utilizzare il training on the job per fare pratica e il mentoring per feedback tecnici.
Considerato l’impegno richiesto, occorre anche fare in modo che i contenuti del programma siano fruibili in ogni momento e in ogni luogo. - Monitorare i progressi
In un programma formativo così importante non possiamo accontentarci di misurare i progressi considerando soltanto il numero di attività completate o il numero di persone che hanno superato il test di fine corso. Occorre raccogliere dati e informazioni molto più approfondite e, se abbiamo lavorato bene nella fase di progettazione, dovremmo già aver identificato i kpi’s di riferimento.
Dopo aver analizzato i risultati (e lo dovremo fare periodicamente), sarà possibile capire se stiamo raggiungendo gli obiettivi previsti e, in caso contrario, dovremo mettere in campo le necessarie azioni correttive.
A questo punto, dovrebbe essere abbastanza chiaro che un’attività formativa di reskilling richiede tempo, sia per essere progettata, sia per essere portata a termine; ma, di contro, l’impegno profuso in questa attività può produrre effetti straordinari sulla professionalità del personale e, di conseguenza, sui risultati aziendali.
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